“Ti sento vicino”, le testimonianze di due volontari e un utente

“Ti sento vicino”, le testimonianze di due volontari e un utente

Il Covid-19, oltre alle difficoltà sanitarie legate al virus, in questi anni di pandemia ha portato alcune persone a isolarsi sempre più. Magari non hanno perso un familiare o una persona cara, ma hanno comunque dovuto affrontare difficoltà legate alla solitudine. Molte persone vivono da sole, senza la compagnia di amici o famigliari che possano aiutarle nella vita, ma spesso da situazioni negative possono nascere nuove opportunità per aiutare gli individui a collaborare tra loro, oltre che aiutare se stessi e gli altri. Con Cooperativa Margherita è ancora attivo il servizio “Ti sento vicino”, una vicinanza telefonica con l’obiettivo di contrastare l’isolamento sociale. Tutti coloro che si sentono soli e hanno piacere di parlare con qualcuno, possono contattare gratuitamente il 389 5036025 dalle ore 13 alle 15 dal lunedì al venerdì.

Nel frattempo abbiamo raccolto alcune testimonianze di volontari e utenti che condividiamo con voi.

“La mia esperienza – racconta il volontario Giuseppe – si è messa in moto attraverso un contatto avuto con il Centro in Gaja da dove è nata oramai da due anni fa questa felice iniziativa. Cercavano persone disposte a dare parte del suo tempo libero e portare anche solo telefonicamente un po’ di attenzione sui nostri fragili anziani”.

“Questo servizio – continua – è utilizzato quando l’anziano non fa parte del Centro In Gaja, oppure quando ritorna in casa per non farlo sentire solo. Così ho conosciuto una dolce anziana di 76 anni che vive sola con dei familiari che per motivi di lavoro sono lontani da lei. Il contatto deve portare una boccata d’aria frizzante e allegra con due parole di vicinanza e per dare modo alla persona di raccontare le giornate passate, la curiosità del sapere della vita trascorsa e le sue esperienze, senza entrare nei dettagli, solo un modo per ricordare dei bei giorni passati”.

L’orario e la frequenza si possono concordare con il tempo a disposizione e secondo quanto l’utente attraverso il primo contatto chiede o viene percepito nella relazione.

“Alla fine – spiega Giuseppe – la mia esperienza dice che una decina di minuti al massimo possono essere utili per il tempo e l’attenzione che l’anziano può darti”.

Quale tipologie di argomenti avete affrontato?

“Le domande e le risposte servono per conoscere le ultime attività nel week end, oppure le esperienze al Centro In Gaja (disegni, giochi, esercizi di manualità, lettura dei giornali e tanto altro ndr). Oppure domande sulla salute che fanno sempre piacere alla persona e che puoi anche successivamente riferire se hai delle sensazioni che vi siano momenti di sofferenza”.

Queste domande servono anche per un confronto con il responsabile del Servizio, ad esempio se vengono notati peggioramenti nell’udito o nell’attenzione dell’anziano.

“Sta a noi gestirlo nel migliore dei modi senza sentirlo un obbligo – conclude il volontario – lo faccio e lo faremo con le nostre capacità e modi, che ognuno di certo troverà. Io ci ho messo tanto amore, come se fossero stati i miei genitori”.

Antonio è invece un uomo di 53 anni che usufruisce del servizio Ti Sento Vicino.

“Con un volontario – esordisce – ci sentiamo telefonicamente per un’ora circa una volta alla settimana. Al telefono gli racconto la mia settimana: come sono passati i giorni, cosa ho fatto e parliamo di altre cose o fatti che succedono. Ho richiesto questo servizio tre anni fa, a marzo 2020, in piena pandemia Covid, in cui si doveva stare rinchiusi in casa. Io abito da solo e ho un’invalidità all’80 per cento, ma lavoro e guido la macchina, però in quel momento difficile, è stato molto utile questo servizio, come lo è anche ora!”

“La volontaria che sento – prosegue – la trovo preparata e disponibile: spero che il rapporto che si è creato vada avanti ancora per tanto tempo. Questo è un ottimo servizio, però troverei utilissimo anche incontrare almeno una volta di persona la volontaria che sento al telefono, potrebbe essere importante e costruttivo per migliorare il rapporto, magari incontrandoci al Bargherita!“.

Infine la testimonianza di una volontaria, Elisa:

“Sono una donna di 32 anni e sono volontaria del servizio Ti sento vicino da ottobre 2020. Mi è stato proposto di aderire a questo progetto in un momento della mia vita in cui anch’io mi stavo riprendendo dai mesi appena passati, in cui sentivo la necessità e la voglia di poter dare un aiuto, anche se piccolo e marginale, ma che potesse rappresentare “uno spiraglio di luce” e un appiglio in quel tunnel difficile che tutti stavamo cercando di affrontare e attraversare”.

“Fin da subito – racconta – ho seguito telefonicamente solamente una persona, ossia un uomo che ha meno di 60 anni che vive da solo e che durante il primo lockdown dovuto alla pandemia ha sofferto particolarmente per la condizione forzata di isolamento e solitudine. Fin dall’inizio della conoscenza abbiamo concordato di sentirci solo una volta alla settimana, facendo però una chiamata più lunga, di circa 45/50 minuti. All’inizio c’erano un po’ di imbarazzo e titubanza da entrambe le parti, e la conversazione a volte mi pareva poco “fluida”; personalmente avevo il timore di porre troppe domande e che quindi la mia telefonata potesse risultare un “interrogatorio” e quindi qualcosa di sgradevole e non utile”.

Ho cercato il più possibile di mettermi in ascolto, interessandomi sinceramente e senza giudizio o pretese a chi c’era dall’altra parte, alle sue abitudini di vita, alle sue passioni, alle sue vulnerabilità e fragilità nel momento in cui aveva piacere di condividerle con me. Devo dire che abbastanza rapidamente le cose sono cambiate, abbiamo raggiunto un buon livello di apertura e confidenza, che si è via via rafforzato con il trascorrere del tempo. Io non ho riscontrato particolari difficoltà, se non appunto quell’iniziale “diffidenza” che sinceramente reputo più che comprensibile e legittima“. 

“Con questa persona – prosegue – si è consolidata un’amicizia, ho percepito che attendeva e tutt’ora attende con piacere la nostra chiamata e anche per me è diventato non solo un impegno da rispettare, ma un momento importante e arricchente di ascolto e vicinanza. Talvolta ho avvertito il rischio che si potessero oltrepassare i confini del servizio, nel senso che anche dall’altra parte c’era curiosità e venivano fatte domande sulla mia vita, sul lavoro, ecc.; nonostante io abbia dato, con il passare del tempo, qualche informazione su di me, questo non ha costituito un problema e non ha creato particolari difficoltà”.

“E’ un servizio che mi ha permesso di essere in qualche modo presente nella vita di questa persona in momenti non facili, esprimendo nel mio piccolo incoraggiamento e fornendo un sostegno seppur a distanza, e dal canto mio mi sento di affermare che la vicinanza si può assolutamente creare e mantenere pur essendo fisicamente distanti. Credo sia proprio questo il punto di forza e la “potenza” di questo servizio, nato in un periodo storico che mai ci saremmo immaginati di vivere ma che ci ha in qualche modo obbligati a fermarci e a ragionare su altre risorse e modalità possibili da mettere in campo per poter comunque essere vicini a chi ne aveva più bisogno”. 

“Ritengo, tuttavia – conclude la volontaria – che ad oggi potrebbe essere utile “evolvere” questo servizio aggiungendo magari degli incontri da svolgersi in presenza, sia per consentire alle persone di dare un volto a chi c’era e c’è dall’altro lato del telefono sia per rispondere all’esigenza sempre più forte di tornare a quella “normalità” fatta anche di una chiacchierata di fronte a buon caffè”.

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